
Al termine di un anno intenso, ricco di sfide, scelte strategiche e momenti di crescita, la Joy Volley traccia il bilancio del proprio percorso sportivo e societario. Il 2025 ha rappresentato una tappa significativa nel processo di consolidamento del progetto biancorosso, tra ambizioni coltivate, obiettivi sfiorati e una visione chiara orientata al futuro.
In questo contesto, il Presidente Gianni D’Elia si racconta in un’intervista a tutto campo, analizzando i risultati della passata stagione, le scelte tecniche e dirigenziali, l’andamento del campionato in corso e le prospettive per il nuovo anno. Un confronto diretto e trasparente che restituisce il senso di un progetto costruito su programmazione, identità e responsabilità, con lo sguardo già rivolto alle sfide che attendono la Joy Volley nel 2026.
Presidente D’Elia, il bilancio di questo 2025: può ritenersi soddisfatto per i risultati ottenuti?
«Il 2025 è stato un anno vero, intenso, che ha messo alla prova la Joy Volley sotto ogni punto di vista. È stato un anno di lavoro, di scelte, di responsabilità. Quando si guida un progetto ambizioso non ci si accontenta mai, ma posso dire con orgoglio che questa società ha dimostrato solidità, serietà e una visione chiara. I risultati non sono stati sempre quelli che sognavamo, ma il percorso è stato coerente, credibile e ricco di valori. E questo, per me, è il primo grande successo».
Analizziamo la prima parte dell’anno: la JV concluse al terzo posto la stagione regolare, poi i playoff con il sogno promozione interrottosi in semifinale contro Belluno.
«Quel terzo posto rappresenta un traguardo importante, costruito giorno dopo giorno, con sacrificio e identità. Nei playoff abbiamo assaporato il sogno, lo abbiamo toccato con mano. L’eliminazione contro Belluno è stata una ferita sportiva, inutile negarlo, ma anche una lezione durissima e preziosa. In quelle partite abbiamo capito chi siamo, dove possiamo arrivare e quanto sottile sia il confine tra il sogno e la realtà. Da lì nasce la nostra fame».
Il mercato: una rosa costruita per fare bene e, possibilmente, migliorare i risultati ottenuti nel campionato 2024/2025.
«Il mercato è stato un atto di responsabilità verso la società, i tifosi e il territorio. Abbiamo costruito una squadra pensando al campo, ma anche all’uomo. Non volevamo solo talento, volevamo carattere, mentalità, senso di appartenenza. Ogni scelta è stata fatta per alzare l’asticella, per non accontentarci di quanto già ottenuto. Questa rosa ha qualità importanti e, soprattutto, ha ancora margini enormi di crescita».
Due cambi nella prima parte della nuova stagione: l’addio di Passaro, con la promozione di Racaniello al ruolo di allenatore, e l’arrivo di Sabbi al posto di Santangelo. A posteriori, come giudica questa scelta?
«Sono state decisioni forti, coraggiose, che una società ambiziosa deve saper prendere. Con Passaro c’è stato rispetto reciproco, ma sentivamo il bisogno di una nuova scintilla. Racaniello rappresenta la continuità dei valori Joy Volley, conosce l’ambiente, il gruppo, la pressione. Affidargli la squadra è stato un segnale di fiducia e di identità. L’arrivo di Sabbi ha aggiunto peso, esperienza e leadership. Sono scelte che richiedono tempo, ma sono convinto che nel medio periodo mostreranno tutto il loro valore».
Settimo posto a 12 punti al giro di boa, -4 dal terzo posto in classifica: non era sicuramente la JV che si sarebbe aspettata. Nel girone di ritorno, cosa si aspetta dalla sua squadra?
«È giusto dirlo con onestà: non è la classifica che volevamo. Ma è anche una classifica che racconta un campionato ancora apertissimo. Nel girone di ritorno mi aspetto una Joy Volley diversa: più affamata, più cattiva agonisticamente, più consapevole della propria forza. Voglio vedere una squadra che lotta su ogni pallone, che difende questo simbolo con orgoglio e che dimostra, partita dopo partita, di meritare posizioni più alte».
Qual è l’auspicio per il 2026?
«Il mio auspicio è che il 2026 sia l’anno della maturità definitiva. Un anno in cui la Joy Volley raccolga ciò che ha seminato, in cui il lavoro quotidiano trovi finalmente piena espressione nei risultati. Vogliamo crescere ancora, vogliamo alzare l’asticella, vogliamo sognare in grande senza perdere la nostra identità. Con questa società, questo pubblico e questa città, nulla ci è precluso».


